Identikit di Babbo Natale, tra storia, tradizione e folclore popolare
In Italia lo conosciamo come Babbo Natale. Nei paesi anglofoni è Santa Claus. Per i francesi è Pere Noel. In Germania è noto anche come Weihnachtsmann, l’uomo del Natale. La lista di nomi attribuiti a questo personaggio magico e al tempo stesso misterioso è piuttosto lunga.
Quale che sia la denominazione attuale, la sua origine storica è legata a doppio filo alla vita del vescovo di Myra, meglio noto per la tradizione cristiana come San Nicola. Vissuto nel IV secolo nei territori dell’attuale Turchia, oggi venerato come santo miroblita, diviene leggendario per azioni particolarmente compassionevoli. La leggenda lo vuole protagonista della salvezza dal mestiere di meretrici di tre giovani ragazze. Egli avrebbe abbandonato segretamente in casa delle fanciulle sufficienti quantità di denaro affinché il padre disponesse di una dote per darle in sposa.
Altri racconti ne esaltano doti miracolose: Nicola avrebbe resuscitato tre bambini privati della loro vita da un macellaio. Secondo questa narrazione è ritenuto, oltre che benefattore, soprattutto un protettore dei bambini.
Nonostante il culto, che mescola il sentire religioso al folclore popolare, non è l’unica figura pittoresca associata al Natale. Ad esempio in Belgio è altrettanto noto san Martino di Tours, mentre per la tradizione ortodossa è San Basilio a farla da padrona e portare doni ai bambini, sebbene sia celebrato per Capodanno. Il culto del dio Odino, divinità delle religioni politeistiche Nord Europee del IV secolo, dà vita prima in Danimarca, poi in Svezia, Norvegia e Germania, a credenze parallele. Si narra che Wodan, nome originale del dio Odino, fosse particolarmente avvezzo in inverno a lasciare carote, zucchero e paglia nascosti negli stivali dei bambini vicino ai caminetti accesi. Odino l’errante, in sella al suo cavallo, prometteva di sostituire quelle preziose offerte alimentari con regali e dolciumi.
Le migrazioni consentono alla leggenda di arricchirsi e attraversare l’oceano, raggiungendo le colonie olandesi dell’attuale New York. Nel XVII secolo, quegli stivaletti dei bambini olandesi divengono le calze appese ai camini americani. Anni più tardi, l’usanza attraverserà nuovamente l’oceano a ritroso per diffondersi anche nel Belpaese, stavolta appropriandosi della festa dell’Epifania con l’arrivo della Befana.
Racconti più oscuri ed una mitologia ricchissima accrescono la magia e il mistero di Babbo Natale nel continente europeo: tribù germaniche gli conferiscono arti divinatorie per avere la meglio su demoni (Blackman ad esempio, declinato poi in Italia come l’uomo nero), convertendoli alla bontà e redimendoli dai peccati. Come? Attraverso azioni riparatorie, quali ad esempio la consegna di doni ai bambini.
E poi ci sono i suoi aiutanti, elfi e folletti, che il folclore islandese individua in 13 Babbo Natale diversi. Un po’ scherzosi, a volte dispettosi. Nei 13 giorni che precedono il 25 dicembre, il loro compito è portare un dono al giono ai bambini. Ma solo se i piccoli si sono comportati bene. I più birichini, infatti, ricevono solo patate al posto di doni.
Il verde per l’abito e l’aspetto paffuto caratterizzano Babbo Natale nel XVII secolo. Ornato di pelliccia bianca, è sempre più protagonista di poesie e racconti, come il Cantico di Natale di Charles Dickens ove è presentato come lo spirito del Natale presente. La lenta metamorfosi di Santa Claus prosegue sul finire del XIX secolo: nonostante permangano i riferimenti storici al vescovo di Myra, nuove rappresentazioni popolari ne ridefiniscono tratti e cromie (il mantello si tinge di rosso)
Inizia anche a fargli compagnia un personaggio tradizionale della narrazione scandinava, la renna sacra a Isa o Disa, la dea Grande Madre degli scandinavi. Il ruolo dell’animale, che per certi popoli è connesso alla guida delle anime dopo l’esistenza terrena, muterà a tal punto da diventare il mezzo di locomozione prediletto di Babbo Natale per raggiungere in una sola notte ogni angolo del Pianeta.
In epoca contemporanea, l’industria si appropria spesso della figura di Babbo Natale, nonostante sia da sfatare il mito che correla la colorazione rossa del suo costume alle scelte dei produttori di una nota bevanda.
Il XX secolo contribuirà piuttosto ad accrescere il mito secolare e la cultura pop contestuale a Babbo Natale. Romanzi, canzoni, cartoni animati, film e fumetti ne svelano molti dettagli privati: abiterebbe al Polo Nord, è capace di osservare tutti i bambini in qualunque momento, è finanche tecnologico e nonostante sia pluricentenario, è ancora ghiotto di latte e biscotti. Ogni tanto dissemina pezzi di carbone nelle calze dei bambini meno buoni.
Infine, legge tutte le lettere dei bambini che gli chiedono doni, e per tutte le sue caratteristiche fin qui enunciate, è sicuramente magico. Pertanto non stupitevi se la sera della vigilia doveste essere sorpresi da un suo sonoro “Oh oh oh!” che ne preannuncia l’arrivo.
Certamente l’udranno i bambini… quelli di fatto o anche solo nello spirito.
Il Museo del Babbo Natale si trova
a Borghetto di Borbera
in provincia di Alessandria
Le visite saranno programmate
dal 1° dicembre al 10 gennaio